Il mercato dell'auto è in crisi, ed allora basta al facile ed immediato prelievo dalle tasche degli automobilisti.
Gli effetti di questa politica sono evidenti, il costo di gestione dell'automobile è letteralmente esploso e, quindi, gli automobilisti ne riducono l'uso per ridurre le spese.
Ma la minor spesa spesa si riflette anche sui conti dello Stato che, nel complesso, incamera meno del previsto.
Il presidente dell' ACI, Angelo Sticchi Damiani, tuona forte: "Piu' che andare avanti, l'auto ha messo la retromarcia, almeno nel nostro Paese: cosi' non c'e' futuro" e reclama "la costituzione di un tavolo tecnico per delineare una strategia in grado di ridare ossigeno agli automobilisti e alle imprese, salvaguardando piu' di 10mila posti di lavoro nel settore. Una prima misura efficace, immediata e di facile attuazione potrebbe essere la riduzione delle accise sui carburanti".
Nel dopoguerra l'auto è stata il motore dello sviluppo economico del nostro Paese sia con la produzione diretta che con l'indotto creato.
C'è bisogno ora di prese di posizione coraggiose che, superando gli ineressi di parte, spostino il settore verso quello che il popolo ed il mondo a gran voce reclama: un'auto pulita ed ecologica strumento di utilità e non status simbol.